Altolà!

 Altolà 


Altolà!


Altolà chi va là!


Altolà! chi va là, fermo o sparo! 


Mio padre mi raccontava che quando montava di guardia, durante la leva militare, qualora si fosse presentato qualche soggetto non autorizzato, sconfinante il confine militare invalicabile, era da pronunciare questa formula.

 Pronunciare questa formula da protocollo era il deterrente finale  per far sì che le persone potessero fuggire, prima di ricorrere alla polvere da sparo.


Ascoltando un intervento di Marco Guzzi ho sentito pronunciare dalle sue labbra la parola altolà, questo mi ha fatto tornare alla mente questa storiella.


Le nostre vite sono inmerse nel chi va là, viviamo costantemente in guardia, perennemente sulla difensiva, senza considerare che ci stiamo illudendo di proteggerci dagli altri. In  realtà  che rifuggiamo noi stessi, ci arrocchiamo nella rocca forte della nostra interiorità, pronti a prendere posizione per posizionarci sui merli delle nostre torri interiori, così da sparare a vista verso coloro che oseranno tentare di irrompere nel centro di comando della nostra caserma.


Trovo azzeccato il parallelismo col mondo militare, siamo costantemente in guerra con noi stessi, con gli altri, con il mondo.

Tutto questo è molto triste.

Il mio animo si avvizzisce a pensare ciò, perché se gli altri potessero entrare e vedere cosa nascondiamo realmente, saremmo giudicati per chi siamo realmente, e questo potremmo anche sopportarlo ma siamo troppo occupati a preoccuparci, anziché occupati ad occuparci di noi.



Eppure nel mondo militare si respira un clima di fratellanza, di solidarietà senza pari. 

C’è forte appartenenza ad un gruppo, l’identità dei componenti si basa in parte sul senso di integrità donato dall’identità del gruppo.

Questo porta un legame di fiducia e fede negli altri, perché ne va della nostra vita e viceversa.


In un mondo ego-riferito, avere una causa comune, che possa ispirare le persone a migliorarsi costantemente, porterebbe beneficio a chiunque.


Anziché rifuggire se stessi, le persone aprirebbero se stessi per donarsi agli altri, in un circolo virtuoso che avrebbe effetti a cascata su larga scala.


Io ho l’acquolina in bocca ad immaginare un mondo giusto, autentico, naturale.


Cominciamo a disarmarci consapevolmente, smettere di diffonderci per non offendere.

Non c’è miglior difesa dell’attacco, tanto passa da questa frase.


La famosa pace negativa, diffondere l’amore tramite il verbo dell’odio.


Se volete comprendere a pieno di cosa sto parlando, spogliatevi delle vostre resistenze,e a cuor nudo ascoltate attentamente  il discorso all’umanità del film Il Grande Dittatore(1940) interpretato da Charlie Chaplin.


A distanza di 85 anni il discorso è più attuale che mai, mantenere quella fratellanza senza che sia compattata dall’odio per un nemico comune, lasciando spazio alla fratellanza tra popoli.



Un abbraccio



L’uomo che tenta il disarmo

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