Yogurt Umanitari(?)

 Yogurt Umanitari(?)


Nell’episodio 127 della terza stagione di Camera cafe, i dipendenti di un’azienda (fittizia) sono invitati a partecipare ad una colletta alimentare, contribuendo con la raccolta di  beni di prima necessità da  donare ai bambini extracomunitari, fornendo aiuti umanitari.

Lo zelante  sindacalista dell’azienda Luca Nervi, interpretato da un magistrale Luca bizzarri, porta un bancale di yogurt da donare ai  bisognosi.

L’inghippo salra fuori quando il collega, Paolo Bitta, interpretato da un fenomenale Paolo Kessisoglu, fa notare al contabile Silvano Rogi ed alla direttrice marketing Ilaria Tanadale, incaricata di supervisionare la colletta alimentare, che questi yogurt sono scaduti.


Luca Nervi attacca una filippica degna di un Sofista greco e di un Retore Romano.

Il discorso solenne, democratico e libertario pronunciato dal sindacalista fa breccia nel cuore dei colleghi, a tal punto da smuovere uno di loro che lo inviterà caldamente a mangiarlo, per dimostrare con i fatti quello che a parole ha ampiamente descritto.


Riporto testualmente il monologo del sindacalista 


Luca:“Siamo noi che bruciamo tutto.

Non godiamo più di quello che abbiamo, perché una volta che è lì, nel nostro scaffalino, non ci interessa più.

Noi godiamo nel combattere, solo nel combattere la nostra battaglia; ma non sguainiamo più la spada, no.

Noi estraiamo una banconota, e godiamo di quello.

Ma questo( indica yogurt), questo è buono!! Solo che qui c’è una scritta, ed ha deciso per noi che non è più buono. Capito?

Vogliono farci accelerare. BUTTA VIA.

SCADUTO.

Vai a combattere un’altra battaglia, estrai una nuova banconota, avete capito tutti…

Loro vogliono farci buttare via questo yogurt, anche se è buono.

Compra, produci, compra, produci, compra, produci. CREPA!!!!!!

Questo vasetto di yogurt, contiene lo yogurt più buono del mondo”.


Paolo: “Mangialo”!



Questo monologo intriso di idealismo ed ideologia politica, che a primo impatto può sembrare un manifesto dissonante e discordante con la demagogia spicciola che il potere da sempre riserva, in realtà è la perfetta dimostrazione della narrazione attuale, perpetrata dai potenti, a danno dei poveri ignari, la conferma del popolare “predicare bene e razzolare male”.


Questo discorso moralistico è l’esempio lampante di quanto l’uomo moderno sia fedele alle apparenze.

La liricità del momento apicale di una filosofia di vita, del senso di un senso profondo e significativo di un discorso meramente politico che dovrebbe servire a spezzare i remi del potere, non fa altro che favoreggiare la brezza della corruzione, dell’intolleranza e della falsità.

La dilagante bellicità ormai affolla i cuori infranti delle masse.

Anni di cancrena politica, etica e tecnocratica hanno contaminato le radici culturali, sociali ed individuali della radicale essenza dell’essere umano.


Ridestarsi dall’ipnosi collettiva, significa sottrarsi a questo inganno cui siamo sottoposti costantemente.




Un abbraccio


L’uomo che desta le coscienze 

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