La pace

 La pace 


Cosa è la pace? Quale requisiti bisogna soddisfare per far sì che essa venga stabilita? 


Alla voce pace, nel vocabolario, troviamo la seguente  definizione: “È la situazione contraria allo stato di guerra, garantita dal rispetto dell'idea di interdipendenza nei rapporti internazionali, e caratterizzata, all'interno di uno stesso stato, dal normale e fruttuoso svolgimento della vita politica, economica, sociale e culturale”.




L’articolo 28 della carta Internazionale per i Diritti dell’Uomo offre una definizione di Pace molta caratteristica, al sostantivo Pace aggiunge l’aggettivo qualificativo:”Positiva”.

Si parla quindi di Pace Positiva, andando ad aggiungere un tassello in più alla comprensione parziale di questo fenomeno, per cui ci si riferisce ad “un ordine sociale e internazionale nel quale tutti i diritti umani possano essere pienamente realizzati per tutti gli uomini e tutte le donne”.

Ma come mai dovremmo parlare di pace positiva e negativa, in fondo la pace positiva non è la pace e basta? 

Domanda più che legittima direi, visto che sentiamo costantemente parlare impropriamente di pace, il problema sta non nel termine ma nel connotazione  che questo ha assunto nel tempo, visto che la pace di cui ci parlano è una pace negativa.

Questa è vista semplicemente come mera “assenza di Guerra: ovvero quella condizione in cui si trovano gruppi politici organizzati, quando i loro rapporti non sono caratterizzati da un conflitto da risolvere per mezzo della forza”.


Dovremmo distaccarci dalla seconda, tuffarci nella prima.

Tuttavia credo manchi la condizione necessaria e sufficente affinché si riesca a gettare le basi per instaurare una pace positiva.

Credo sia utile scendere nel microcosmo della nostra interiorità: come possiamo pensare di contribuire al progresso e lo sviluppo della società, se facciamo fatica a governare noi stessi?


La domanda è retorica.


La pace Interiore viene spesso scambiata per quella condizione inarrivabile, di tranquillità assoluta.

Lo è nella misura in cui si intende l’integrazione della propria persona, dentro di noi si nascondo mille personaggi.

La pace si raggiunge quando tutti gli inquilini vengono accettati ed accolti, avendo la consapevolezza di quanto siamo complessi, accettando tutta la gamma dalle nostre sfaccettature sia quelle belle che quelle più brutte, così acquisiremo una solidità, una stabilità e svilupperemo un’imperturbabilità granitica.

La pace interiore è trovare la centratura.

È un percorso iniziatico semplice ma non facile, intraprenderlo ci porterà a vivere ed esperire nel quotidiano tutte le nostre contraddizioni, la nostra incoerenza e le nostre fragilità.

Così integreremo tutte le parti di noi, impareremo a contestualizzarle, a riuscire ad esprimerle nei tempi e modi a noi più consoni.

Una volta che si è fatto ciò, avremo la possibilità  e l’abilità di poter essere un riferimento per gli altri; partecipando attivamente come protagonisti, non più come comparse.


Altrimenti si cercherà sempre la pace negativa, ovvero fare la guerra per ottenere la pace.

Lezione che storicamente facciamo fatica ad apprendere, ecco ora sappiamo perché: è come se volessimo spengere un’incendio, ma anziché usare un’estintore  adopereremo un lanciafiamme.



L'articolo 11 della Costituzione italiana sancisce l'impegno dell'Italia a ripudiare la guerra come strumento di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali, e a promuovere un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.

Dobbiamo partire dalle nostre relazioni più intime, se trattiamo queste con sufficienza( perché trattiamo noi così per primi), come potremmo mai mostrare empatia e clemenza per uno sconosciuto?

Specialmente in Italia c’è la cultura della fregatura, si pensa sempre male degli altri, noi siamo fautori di  uno dei più grandi luoghi comuni che si è radicato nel sistema di credenza del nostro paese,al punto da diventare una profezia che si autoavvera: se qualcuno ti potrà fregare stai pur certo che lo farà.



Concludo con una massima: il concetto di pace è utopistico, se pensato come fare la guerra per ottenere la pace.

Finché le cose andranno così non avremmo alcuna speranza, in nostro potere c’è solo il governo di noi stessi.

Quel solo è un’allegoria.

Possiamo, anzi dobbiamo partire da lì.

Così da vivere secondo la nostra natura, senza lasciare che gli altri decidano, pensino per noi.


Prima di imparare a correre, dovremmo imparare a camminare, successivamente preparare il nostro corpo alla corsa, ed in seconda battuta a correre effettivamente.


Ecco perché è così difficile raggiungere la pace.


Io ho trattato l’argomento per sommi capi, semplificando enormemente la questione, nella realtà dei fatti tutto questo è solo la punta dell’iceberg.

Ma da qualche parte bisognerà pure cominciare, no?






Un abbraccio



L’uomo tormentato che ricerca la pace dentro di sé.


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