Hilflosigkeit
Hilflosigkeit. Come sconfiggerla?
Mi sento intrappolato nella mia mente, i pensieri sono i prigionieri che si ribellano, mentre il raziocinio, freddo e calcolatore, è il secondino che cerca di mantenere l’ordine, fallendo miseramente nel tentativo.
L’ultima goccia d’ostilità e di superbia da parte dei potenti prepotenti, fa scatenare una rivolta senza precedenti, il sangue misto all’orgoglio scorre a fiumi, fino ad imbrattare le pareti dell’istituto penitenziario.
Al termine della carneficina il direttore conta i morti ed i feriti, egli soddisfatto sfoggia un ghigno degno del peggior villano di un film della Disney, per poi tornare ai propri affari.
Il criminale vuole governare, considerando feccia e spazzatura sia i carcerati, che i carcerieri.
I primi sono al servizio del sistema, considerati alla stregua di pedine attive, muovono da sé, rispondendo all’ordine ed alla disciplina.
I secondi sono invece la pietanza che alimenta il sistema, il capro espiatorio per cui il sistema dovrebbe essere a servizio, ma di cui finisce per essere assoggettato dallo stesso.
Un’altra giornata giunge alla conclusione, domani è un altro giorno… si vedrà.
Intanto l’Ego ha compiuto il suo dovere.
Quest’immagine sopra descritta, rappresenta fedelmente la mia idea di come l’ego prenda il sopravvento, mascherato di buone intenzioni, scatenando solo discordia e malevolenza.
La via per la liberazione, per il rinnovamento del nostro spirito, è dettato dall’anima.
L’esperimento di Stanford, condotto dallo psicologo americano Zimbardo, racconta di quanto possa essere perfido l’essere umano e di quale sia la sua vera natura: è sufficiente impersonare un determinato ruolo, per cui cadremo completamente nell’ego, arrivando ad identificarci totalmente con lo stesso.
La nostra personalità prende il sopravvento, noi diventeremo la maschera.
Quella crea false soluzioni, poiché è la vera causa ed il finto risolutore.
Sono due anni che mi sto scervellando, che affannosamente cerco di capire quale sia il mio ruolo, quale sia la strada più giusta da percorrere.
Mentre questo pensieri mi attraversano, sciolti come cavalli al galoppo, io mi identifico con loro al punto da passare al vaglio della ruminazione, masticando e tritando continuamente le stesse elucubrazioni, arrivando ad ingarbugliare e rinforzare ancora di più il bandolo della matassa. Bandolo che rappresenta il disordine degli aspetti più remoti ed oscuri della mia persona.
Nel frattempo la vita mi scorre a fianco in tutto il suo splendore, ed io non riesco a raggiungerla, poiché sono manchevole di un ponte che possa colmare la distanza causata dal vuoto.
La ricerca è interiore, il problema non è l’esterno, bensì la profondità della mia essenza.
Fino ad ora ho sempre osservato l’ambiente circostante con un fare cercatore, attento a scorgere qualcosa che mi potesse mettere in condizione di vivere finalmente.
Ora mi rendo conto che questa menzogna mi sono raccontato per così a lungo, si è radicata profondamente in me, così da portarmi di avere quel dubbio costante, il tarlo che continua a mangiare e rosicchiare le architravi, le sinapsi della mia ragione: io mi sono affidato totalmente alla mente, ingenuamente è come se avessi affidato le chiavi di una Ferrari ad un neo-patentato( ho rischiato moltissime volte di fare incidenti pericolosi, mettendo a rischio la mia incolumità).
La manna dal cielo non calerà, solo la mia volontà potrà aiutarmi a risolvere questa situazione spiacevole, devo abbandonarmi alla mia anima.
Lei conosce ogni risposta, seguirò fedelmente il suo cammino, continuando a perdermi ed inciampare nei suoi suggerimenti.
Spesso tendo a svilire la mia vita ed il percorso esistenziale che mi ha condotto fino a qui, devo tenere a mente che tutto quel che ho affrontato mi sta preparando al compimento del mio destino.
Tendo sempre a vedere le cose nere, come se fossi accecato dalla paura e mi lasciassi convincere da lei di non essere all’altezza.
Necessito di osservare quel che capita, senza accettare o lamentare, per comprendere che la vita è quel che accade.
Ogni giorno, ogni ora, ad ogni momento abbiamo la vita che ci rammenta incessantemente questa lezione.
Abbracciare questo approccio e l’intrinseca visione della vita, ci permette di coglierla ed accoglierla nella sua totale integrità, riuscendo ad esperire finalmente quel tanto agognato e desiderato SENSO DI PIENEZZA.
Conoscere me stesso per poterlo diventare!
Questa è la realizzazione di se stessi.
Ecco perché ora sono disfelice.
Ecco perché ora sono un Non-Vivo.
Ecco perché sono così ossessionato.
Ecco perché sono alla perenne ricerca di una finta verità che ho ritenuto essere l’unica e la sola.
Teoricamente l’ho compreso.
Praticamente l’ho capito.
Sarà questa la motivazione per cui non riesco ad attuarlo, non riesco a progettare le cose, pecco nella realizzazione di quello slancio in avanti.
La discrepanza tra quello che voglio, quello che faccio e quello che sono si fa sempre più larga e profonda.
Devo affacciarmi sull’abisso, così da riuscire a specchiarmi nelle mie paturnie interne.
Per certi aspetti sento di essere sempre più vicino alla realizzazione di me, per altri mi avverto molto ma molto distante.
La verità probabilmente stata sulla linea di confine tra queste due sensazioni.
Alcune cose le sento visceralmente intense, altre così esteriormente fredde.
Ne scaturisce la temperatura tiepida che stempera la freddezza della ragione, ma non abbastanza da alimentare il sacro fuoco dell’anima.
Io devo sacrificare la mia maschera, la mia persona.
Osare è l’atto più solenne di tutti.
Percepirli durante e dentro di esso, per oltrepassarli.
Nella scrittura sento di essere integro a tal punto da poter accedere allo stato di flow, sono totalmente immerso da ignorare il superfluo.
Non c’è da meravigliarsi se poi non ricordo scritti che non leggo da tanto, e quando lo faccio mi sembra di trovarmi di fronte ad opere sconosciute, ma al tempo stesso narratori di quelle parti di me più sconosciute.
In questa dimensione riesco ad alimentare il sacro fuoco, così da innescare la scintilla che fa esplodere la beltà, di cui la mia anima è pregna.
Questo mi porta inconsapevolmente a cogliere l’essenza delle cose, a volte riesco a farlo anche a parole, in questi casi percepisco una forte sicurezza, ed il senso di inadeguatezza insieme alla vergogna ed al senso di colpa scompaiono.
Non so perché spesso mi senta in colpa, non riesco a comprendere il perché io tenda a mentire a me stesso, quasi con un certo gusto.
In questi casi avverto tutta la potenza e la frustrazione del sentimento supremo della condizione Umana: L’Hilfsogikeit.
Questo termine tedesco, in psicoanalisi, indica lo stato di impotenza originario del bambino.
Vissuti emotivi come paura, angoscia, dipendenze affettive, inadeguatezza sono conseguenza di una sensazione di non essere abbastanza.
Io mi permetto di azzardare, attenendomi ai miei stati interni, di soffrire moltissimo per colpa di questa condizione.
Per amor proprio ho la responsabilità di uscire da questa condizione, accettando ed abbracciando questa impotenza originaria.
Per questo ho bisogno di colorare con dei pastelli accesi il mio Umwelt che oramai si è ingrigito.
La mia percezione ha bisogno di una linfa vitale, per far questo ho la necessità ed il dovere morale( come parte della mia etica in quanto individuo sensibile e coscienzioso), di assumermi come giardiniere dei miei pensieri, concentrandomi prima sulla cura delle erbacce, ed eventualmente della loro estirpazione.
Per aderire alla vita in maniera consona bisogna sporcarsi le mani, essendo umani e quindi vivi, possiamo( ed aggiungerei DOBBIAMO) onorare la vita.
Allora mi sorge spontanea la seguente questione:” quale miglior modo se non amando?”
Spesso si tende a pensare immediatamente al ricevere, al cosa abbia in serbo la vita per noi, pretendere dagli altri, come se tutto o anche solo qualcosa ci fosse dovuto.
No. No? No!
La vita non funziona così.
Non esiste ricevere senza dare, anzi per poter apprezzare ed essere capaci di poter ricevere, bisogna prima imparare a dare, incondizionatamente.
Vale anche per noi stessi, pretendiamo sempre qualcosa da noi ma raramente si pensa a quel che si possa dare.
Ecco perché la nostra essenza, e quindi chi siamo, rimane ignota a noi.
Ecco perché ci identifichiamo con le maschere.
Ecco perché odiamo che gli altri ci dicano cosa fare, ma in realtà lo adoriamo.
Non vogliamo prenderci la responsabilità di essere noi stessi, solo il privilegio e l’onore della libertà, senza però accollarci tutti i doveri che questa comporta.
Ecco perché siamo in gabbia.
Vogliamo allungare la vita, quando invece potremmo semplicemente allargarla.
Solo allora avremmo la possibilità di vivere una vita( la nostra) degna di questo nome.
In fondo si attrae quel che si è.
Se sei nullo, calamiterai lo zero assoluto.
Se sei aperto, attrarrai l’infinito.
Questi sono gli ingredienti per cucinare la ricetta dello sviluppo della persona umana; il suddetto tema è il fulcro dell’articolo 3 della costituzione Italiana( comma 2 nello specifico).
L’individuo è tale perché inserito nella cornice della società, senza la dimensione collettiva egli non esiste, ed esiste appunto in quanto essere integro: individuo significa proprio indivisibile.
Diventare ciò che si è in virtù di quanto espresso nel citato articolo, non è solo un modo per realizzare se stessi nella propria misura, che è difatti la condizione necessaria, bensì è il punto di partenza per l’attuazione della costituzione, unico ed autentico perno del nostro paese.
Quindi diventare noi stessi e donarci agli altri per quelle che sono le nostre possibilità, con le nostre competenze, al fine di elevare noi, e di conseguenza gli altri, per poter vivere ed assaporare la pienezza.
Realizzare noi stessi diventa l’imperativo etico e morale per poter essere in grado di adempiere ai nostri doverti per poter godere dei nostri diritti.
Senza i primi verranno meno i secondi.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo diceva il buon vecchio Mathma Ghandi.
La democrazia è la forma più alta di governo solo se attuata nella sua unica e vera forma, ad opera delle mani giuste, quello di persone spiritualmente ed umanamente sbocciate e fiorite.
La Democrazia ha bisogno di competenza per poter essere messa in atto, in quanto autogoverno di sé stessi.
Se il nostro governo interiore è negativo e condizionato, come potremmo influenzare positivamente ed impattare le vite altrui.
Fino al raggiungimento di una democrazia perfetta, intesa come compiuta e non come ideale di perfezione, saremo costretti a ricorrere a governi oligarchici: pochi decideranno per molti, pochi si arricchiranno a discapito di molti, andando ad alimentare il sistema in un circolo vizioso senza fine.
La mia ambizione, sento nel mio piccolo di esercitarla, è quella di attuare la democrazia.
In me c’è lo spirito della rivoluzione.
Voglio sovvertire lo status quo.
Punto al Nobel per la pace, non perché voglia essere riconosciuto e celebre.
Questa sarà solo una conseguenza di un possibile merito che lascerà il segno, questo è il mio obiettivo.
Bisogna svegliare le genti, destare le coscienze altrui affinché si riesca ad attuare il cambiamento radicale di cui abbiamo disperatamente bisogno.
Io mi sento fortunato e privilegiato ad aver maturato questi pensieri, ad aver colto la grandezza dello spirito degli Intellettuali che mi hanno ispirato con questi concetti, coloro che hanno indubbiamente allargato la mia visione sul mondo.
Quegli stessi maestri che mi hanno insegnato ad abitare gli interstizi dell’esistenze.
Io parlo in questi termini perché sono stato proprio il primo ad adottare atteggiamenti e comportamenti viziati, indotto dalla società che ha instillato in noi un falso buon senso moralista ed idealista, che serve solo ad assoggettare e plagiare lo spirito rivoluzionario dell’umanità.
Si parla sempre di uomo, mentre di umanità solo in condizioni di disagio.
È come parlare di quanto siano buoni dei cibi specifici, mentre si parla della scadente qualità del cibo al giorno d’oggi.
Le deiezioni rimarranno sempre tali, anche se cosparse da paillette e profumi.
Credere il contrario significa auto ingannarci.
Quello stesso autoinganno é ingrediente fondamentale che fa da apripista all’erosione dell’etica.
Questo concetto mutuato dallo psicologo americano Simon Sinek, inserito nella più grande cornice di gioco infinito( titolo di un suo bestseller), indaga e sviscera il perché di questo fenomeno.
Ecco perché invito chiunque a percorre il viaggio più bello che chiunque possa fare sul pianeta terra: intraprendere il cammino dello sviluppo personale.
Un abbraccio
L’uomo che fronteggia la natura della propria essenza di essere umano
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